Revenge non è solo uno ma tanti film. Il primo “rape and revenge movie” diretto da una donna, Coralie Fargeat, è un caleidoscopio di citazioni dall’universo cinema, in particolari di autori e pellicole cult.
La regista francese, al suo primo lungometraggio, parte da riferimenti importanti per imbastire la sua opera pulp, cruenta e di impatto.
La storia riguarda la giovane Jen (Matilda Lutz) che, mentre è in vacanza con il proprio amante, viene violentata da uno dei suoi amici in una casa lussuosa nel bel mezzo del deserto. Dopo il trauma atroce, la vendetta arriverà più spietata che mai.
Ma come sono intrecciate queste citazioni?

Partiamo dalla protagonista: in Matilda Lutz/Jen ritroviamo eroine e badass di tanti b-movie e non. Il nome ci ricorda la Jennifer di I spit on your grave di Meir Zarchi, titolo simbolo del “rape and revenge” . Sul lato della vendetta possiamo vedere rispecchiata la Beatrix Kiddo di Kill Bill e in generale tutto lo sguardo che Quentin Tarantino ha verso l’eroina o l’anti eroina tenace e con stile: il riferimento va alle protagoniste di Death proof, alla Mia Wallace di Pulp Fiction e, perché no, a Pam Grier, icona della blaxploitation anni Settanta.
Del resto, fu proprio il regista di Jacksonville, in California, a volere la Grier come attrice di Jackie Brown, suo esordio al cinema. Ultima, ma solo in ordine di tempo, è la vendicativa Shoshanna di Bastardi senza gloria: anch’essa una donna contro uomini senza nessuna concezione di umanità.

Da Tarantino a Rodriguez il passo è brevissimo e a fare capolino è l’unione tra eroina badass e “scream queen”: vi ricordate ad esempio di Rose McGowan in Planet Terror o il rosso vivo del sangue che risaltava nel meraviglioso bianco e nero di Sin City? La traccia rosso sangue ovviamente richiama Dario Argento, autore del quale Tarantino era estimatore (pensate alle tantissime citazioni tra Kill Bill e Profondo Rosso).
In Revenge il pedale sullo splatter è ben premuto: specialmente nel finale, con un piano sequenza che sarà ricordato dai cinefili. Se scendiamo poi ad un livello narrativamente più profondo, troviamo David Cronenberg. Un maestro del cinema che ha fatto della riflessioni sul corpo e della pulsione tra questo e la morte un’importante prospettiva del suo sguardo cinematografico. Tanti gli esempi in questa direzione: Crash, Inseparabili, Existenz o La Mosca.
Anche in Revenge c’è una profonda riflessione sul corpo: prima ferito, psicologicamente e fisicamente, poi usato come strumento di vendetta. Nel corpo stesso di Matilda Lutz, da Lolita a Rambo, c’è molta dell’architettura di valori di Revenge, cioè la metafora della fenice.

A parlarne è la stessa regista: “La protagonista, che inizialmente è debole e superficiale, si trasforma in una donna ferita ma forte che mette in atto la sua personale vendetta, riprendendo il controllo della sua vita. Su un ulteriore piano, questa pellicola simboleggia il modo degradante in cui le donne vengono rappresentate nei film: troppo spesso viste come un oggetto sessuale, spogliate e umiliate. Il film, inizialmente, gioca proprio con questa rappresentazione enfatizzandola al massimo così da sovvertirla brutalmente. La protagonista, in questo modo, diviene la figura forte del film, un supereroe donna, nonché la forza trainante dell’azione” e anche sul riferimento ai maestri che l’hanno ispirata la regista parigina è molto chiara: “I riferimenti che ho usato nel mio film – spiega Coralie Fargeat – spaziano da Cuore Selvaggio a Drive, a Under The Skin ai film di David Cronenberg. Ossia, un tipo di genere cinematografico estremamente carnale e reazionario, in cui violenza e sogni coesistono, e dove la forza dei simboli esplode letteralmente”.

Ostile, violento, carnale, reazionario: Revenge è una forte esperienza cinematografica che potrete vivere al cinema dal 6 settembre.
Nel cast, oltre Matilda Lutz, Kevin Janssens, Vincent Colombe e Guillaume Bouchede.