Due registi, un’unica passione
Da una parte Ruggero Deodato, nato a Potenza nel 1939, autore cult di poliziotteschi all’italiana e padrino indiscusso dei cosiddetti cannibal movie. Dall’altra Eli Roth, classe 1972, cineasta americano, nato e cresciuto sotto il segno dell’horror di ultima generazione.
Due autori lontani geograficamente e nel tempo, uniti da un’unica, viscerale passione: il cinema horror, inteso nella sua declinazione più atroce e violenta. Un filone sanguinoso, difficile (in tutti i sensi) da digerire: il cannibal.
La grande abbuffata (di sangue)
Pochi anni dopo l’uscita de Il paese del sesso selvaggio di Umberto Lenzi, nel 1977 il regista lucano diresse Ultimo mondo cannibale, il film che inaugurò la sua fama internazionale di cineasta estremo e controverso.
E mentre i francesi lo avevano già ribattezzato monsieur Cannibal, nel 1980 Deodato torna sul grande schermo con Cannibal Holocaust, una pellicola talmente sconvolgente da essere immediatamente sequestrata e censurata nelle sale di tutto il mondo.
Cannibalismo, violenze contro gli animali (secondo alcuni vere) e atrocità di ogni tipo sono solo alcuni degli scabrosi temi presenti in uno dei film più disturbanti di sempre. Così violento e spaventosamente realistico da essere paragonato ad uno snuff movie.
Non chiamatelo remake
Il 24 settembre Eli Roth, definito da Quentin Tarantino “il salvatore del cinema horror” grazie al folgorante esordio con Cabin Fever (2002) e l’apprezzatissimo Hostel (2005), arriva nelle sale italiane con un nuovo, sconvolgente film.
Non aspettatevi un semplice remake però. Il regista americano rende omaggio al film di Deodato già nel titolo, scegliendo The Green Inferno che nella pellicola del 1980 indicava la seconda parte della storia, cambiando al contempo trama e personaggi.
Al centro della vicenda non ci sono più quattro reporter ma un gruppo di studenti ambientalisti, che partono alla volta dell’Amazzonia per salvare un’antica tribù dall’estinzione. Finendo per pagare a caro prezzo questa scelta. Nel film di Roth cambiano così i protagonisti e l’intreccio narrativo, ma la paura rimane. Pronti per un viaggio all’inferno?