La figura dello zombi, del morto vivente, è una delle più affascinanti della storia del cinema horror.

Si deve a George Romero la creazione, nell’immaginario contemporaneo, dello zombi moderno, ma di questa singolare figura esistono diversi tipologie, apparse sia al cinema sia in TV. In occasione dell’8 ottobre, giorno in cui si festeggia il World Zombie Day scopri le diverse tipologie di morto vivente che hanno popolato i tuoi incubi.

Lo zombi haitiano

white-zombie-1932

Prima apparizione: L’isola degli zombies di Victor Harperin (1932)
Caratteristiche: Vivi nonostante lo stato catatonico, reazioni fisiche estremamente rallentate, intolleranti alla luce.

La prima versione dello zombi viene dalla tradizione dell’isola di Haiti e del vodoo. Si narra che i sacerdoti di questa religione, i bokor, avessero il potere di intrappolare l’anima di una persona per assoggettarla al proprio volere. Dopo aver perso la propria anima le vittime venivano spesso seppellite in quanto credute morte e riesumate successivamente dal bokor per poterli utilizzare a proprio piacimento.

Si basa su queste credenze la prima apparizione cinematografica dello zombi. All’inizio degli anni Trenta, Victor Harperin realizza, infatti, L’isola degli zombies. Un piccolo cult con protagonista una delle maschere più celebri del cinema horror: Bela Lugosi.

Lo zombi romeriano

romero

Prima apparizione: La notte dei morti viventi di George Romero (1968)
Caratteristiche: resistenza aumentata, perdita delle funzioni cognitive, andatura dinoccolata e lenta, incontrollabile necessità di cibarsi

La tipologia di zombi più conosciuta è quella creata da George Romero nel suo film del 1968. Partendo dal concetto di essere vivente senz’anima della tradizione haitiana, Romero trasforma lo zombi in un non morto risvegliato da una causa sconosciuta.

(Va detto, però, che se nel film viene citato lo schianto di un satellite di ritorno da Venere, forse portatore di un misterioso virus causa del contagio.)

Il cinema di Romero è rimasto legato alla figura dello zombi, come dimostrano anche i suoi ultimi film. I morti viventi del suo cinema, veri e propri contraltari dei vivi, hanno permesso al  compianto regista statunitense di realizzare horror attraverso i quali attuare una lucida critica nei confronti di diversi aspetti della realtà contemporanea: il tema del razzismo affrontato (più o meno volontariamente) in La notte dei morti viventi, i pericoli insiti nella società dei consumi in Zombi (1978).

Lo zombi infetto

screen-shot-2014-05-16-at-2-48-24-pm

Prima apparizione: 28 giorni dopo di Danny Boyle (2002)
Caratteristiche: forze e resistenza aumentate, rabbia incontrollabile, perdita delle funzioni cerebrali superiori, grande velocità

Questi zombi hanno una causa ben definita: l’università di Cambridge stava sviluppando un siero per poter ridurre gli stati di rabbia ed essere utilizzata dalle forze armate per fermare folle inferocite. A causa di un raid di animalisti che libera gli animali dal laboratorio, questo virus si diffonde in tutta Inghilterra. Il Virus della Rabbia è estremamente contagioso e il contatto con un qualsiasi liquido corporeo porta all’immediata trasformazione.

Il film di Boyle ha ringiovanito il genere all’inizio degli anni Duemila. Gli zombi “dinamici” del suo film hanno influenzato anche il remake di Zombi diretto da Zack Snyder, il quale ha utilizzato a sua volta una tipologia zombi molto simile.

Lo zombi esistenzialista

Prima apparizione: Les Revenants (2012-2015)

Caratteristiche: Coscienza della loro natura di morti viventi, fame atavica.

Negli ultimi anni gli zombi hanno assaltato –  con la flemma che li contraddistingue – anche la televisione. The Walking Dead ha segnato il successo della figura dello zombi sul piccolo schermo, anche se non è stato capace di rinnovare l’immagine del morto vivente. Decisamente più singolare è invece la rilettura attuata dalla serie tv francese Les Revenants, ispirata all’omonimo film del 2004 di Robin Campillo.

In un piccolo paesino ai piedi delle Alpi i morti tornano in vita e cercano di ricominciare le loro vite, destabilizzando una realtà mutata rispetto al giorno della loro dipartita. La particolarità della serie risiede nella descrizione dei morti viventi – decisamente molto umani – e in un’atmosfera esistenzialista che trasforma una storia horror in una riflessione struggente sulla perdita e sull’elaborazione del lutto.

Lo zombi all’italiana

Prima apparizione: Zombi 2 di Lucio Fulci

Caratteristiche: Incedere traballante, corpo ricoperto di vermi, volto segnato da profonde cicatrici.

L’esordio della figura dello zombi nel cinema italiano avviene grazie al film Zombi 2 di Lucio Fulci, prodotto a seguito del successo del film di Romero uscito l’anno precedente.

Nonostante il titolo, non si tratta di un sequel. Fulci riporta la figura dello zombi nella sua terra d’origine, Haiti. Il film, infatti, racconta di un epidemia che dall’isola caraibica si espande fino a una New York destinata a essere minacciata da un’orda di morti viventi. Ribattezzato dopo l’uscita del film il poeta del macabro, Fulci fece ampio uso di scene di violenza che ancora oggi lasciano senza fiato.

Gli zombi e il cinema, una storia d’amore che, dagli anni Trenta, continua ancora oggi. Una relazione che ha influenzato in modo permanente il nostro immaginario e che ha certamente contribuito alla proclamazione del World Zombie Day.