Già autore di cult horror d’oltralpe quali Saint Ange e Martyrs, Pascal Laugier torna nelle sale cinematografiche italiane, a partire dal 6 dicembre, con La casa delle bambole, distribuito da Koch Media attraverso la sua etichetta Midnight Factory.
Ma quante volte la Settima arte ha avuto modo di mostrarci comuni mortali alle prese con personaggi svitati e mossi da folli intenzioni?
Elencarle tutte sarebbe impossibile, ma andiamo a ripassarne almeno dieci esempi.
Un tranquillo week-end di paura (1972)
Se parliamo di persone che finiscono in balìa di figure che non hanno affatto il cervello a posto, è impossibile non pensare a questo classico di John Boorman, tratto dal romanzo Dove porta il fiume di James Dickey e impreziosito da un cast che annovera in qualità di protagonisti Burt Reynolds, Jon Voight, Ned Beatty e Ronny Cox.
Altamente brutale (soprattutto per l’epoca in cui il film venne girato) e infarcito di accentuata violenza, è il semplicissimo racconto per immagini di quattro amici che, decisi ad abbandonare per un fine settimana i ritmi cittadini e dedicarsi ad avventurose escursioni nei boschi selvaggi e incontaminati, finiscono per diventare le prede di alcuni residenti del posto, tutt’altro che ospitali.
Uno scontro tra civiltà e natura che genera mostri, candidato a tre premi Oscar, tra cui quello per il miglior film.
Non aprite quella porta (1974)
Prima pellicola di successo per il compianto Tobe Hooper, futuro autore di Poltergeist – Demoniache presenze e Il tunnel dell’orrore – The funhouse, non ha certo bisogno di presentazioni la vicenda dei cinque amici che, in viaggio a bordo di un furgoncino sulle calde e polverose strade del Texas, prima caricano a bordo un autostoppista chiaramente fuori di testa, poi s’imbattono nella sua folle famiglia di cannibali, di cui fa parte il Leatherface (Faccia di pelle per gli italiani) che, armato di motosega e abbigliato da macellaio con maschera in pelle umana a nasconderne il volto, non esita ad eliminarli ferocemente – tra martellate in pieno cranio e ganci conficcati dietro la schiena – uno dopo l’altro.
Il Leatherface che, ispirato al contadino necrofilo realmente esistito Ed Gein, ha finito per trasformarsi in uno dei più famosi boogeyman del grande schermo, tornando all’opera in tre sequel, un remake, una rilettura in 3D e due diversi prequel.
Le colline hanno gli occhi (1977)
In viaggio con i propri figli attraverso gli Stati Uniti per raggiungere la California, una coppia s’imbatte nel mezzo di una desertica zona desolata in un gruppo di sanguinari selvaggi e cannibali.
Selvaggi di cui fa parte il calvo Pluto dal volto di Michael Berryman, nel corso di quello che, al primo impatto, non appare altro che in qualità di variante di Non aprite quella porta, a differenza di cui, però, si ispira alla famigerata famiglia scozzese Sawny Beane, a quanto pare realmente vissuta nel XVII secolo.
Al timone di regia, lo stesso Wes Craven ne ha curato sette anni più tardi un pessimo sequel, mentre il francese Alexandre Aja si è occupato nel 2006 di un remake decisamente superiore al modello di partenza, seguìto nel 2007 da un irrilevante Le colline hanno gli occhi 2 di Martin Weisz.
American gothic (1987)
Freschi della perdita del proprio bambino a causa di un banale incidente domestico, marito e moglie decidono di iniziare una nuova vita a partire da una vacanza su un’isola dell’Oregon insieme a quattro amici; senza immaginare, però, di finire nella dimora dei pericolosi Pa e Ma incarnati dalle vecchie glorie Rod Steiger e Yvonne De Carlo, genitori di tre ritardati mentali con una certa predilezione per l’omicidio.
Immerso in un’ambientazione boschiva proto-Venerdì 13, è, praticamente, Non aprite quella porta secondo John Hough (suoi, tra gli altri, Le figlie di Dracula e Dopo la vita), ma fornito di molta meno ferocia per quanto riguarda la rappresentazione delle uccisioni e piuttosto penalizzato da decisamente poco incalzanti ritmi narrativi che lo fanno apparire più vecchio di quello che è.
In videocassetta italiana circolò con il titolo La casa degli orrori.
Mad Jake (1990)
Unica regia per Tucker Johnson, anche in questo caso il modello d’ispirazione è, chiaramente, Non aprite quella porta, ma, rimanendo nell’ambito della filmografia di Tobe Hooper, si strizza l’occhio anche a Quel motel vicino alla palude.
Con il John Saxon del primo e terzo Nightmare a fare da padre di una ragazza paralitica che porta in camper, insieme alla famiglia, a partecipare ad un concorso di bellezza, il plot prevede l’arresto del mezzo e la conseguente entrata in scena di Jake alias Danny Nelson, il quale gestisce supportato dai due figli un’attività di soccorso stradale.
E la particolarità dell’operazione non solo risiede nel fatto che l’uomo, in realtà, estrae organi dalle proprie vittime per poi rivenderli al mercato nero, ma, in maniera decisamente folle, cerca anche di “riparare” gli esseri umani inserendovi parti meccaniche.
La casa dei 1000 corpi (2003)
In viaggio nella sperduta provincia americana in cerca di storie bizzarre e miti locali, due giovani coppie s’imbattono nella leggenda del misterioso Dottor Satana, all’interno di un cupo museo degli orrori gestito dallo strambo e clownesco Capitano Spaulding, padre della sanguinaria famiglia Firefly.
Con quest’ultimo incarnato dal veterano Sid Haig, quindi, è evidente il rimando a Non aprite quella porta anche nell’esordio registico per il musicista heavy metal Rob Zombie, che, anziché puntare alla ricerca di una certa originalità di trama, privilegia una accattivante e colorata ricerca visiva che rende l’insieme quasi una sorta di ideale viaggio all’interno di una giostra dell’orrore.
Con un ricco cast spaziante da Bill Moseley a Karen Black e altrettanto ricca colonna sonora, come pure nel sequel La casa del diavolo, diretto due anni dopo dallo stesso Zombie ma dal tono generale maggiormente indirizzato verso il polveroso western moderno immerso nello splatter.
Hell’s highway (2003)
Di ritorno da un rave, alcuni amici si imbattono in una combriccola di psicopatici cannibali. Tutto qui il plot di questo straight to video diretto da Steve Taylor e che, chiaramente, si rifà ai modelli di Non aprite quella porta e Le colline hanno gli occhi, di cui ha curiosamente anticipato diversi aspetti poi presenti nel remake del cult craveniano realizzato nel 2006 da Alexandre Aja.
A suscitare la maggior parte dell’interesse è, però il fatto che a produrlo sia la Asylum salita in seguito alla ribalta con la saga Sharknado e tante altre produzioni trash a base di squali assortiti.
Scannati vivi (2004)
Ennesima famigliola in viaggio per le vacanze e destinata prima a rimanere in panne con l’automobile, poi a cercare aiuto presso casa dell’ennesima combriccola di figli squilibrati (e mostruosi) con mamma che li comanda a bacchetta.
Figli tra cui il nano Warwick Davis noto per Willow e per aver incarnato il diabolico folletto irlandese protagonista della saga Leprechaun, qui coinvolto in un maldestro e noioso connubio di splatter e grottesco umorismo che segna l’esordio alla regia per l’esperto in effetti speciali di trucco Gabe Bartalos.
Il bosco fuori (2006)
Aggrediti da tre malviventi lungo una strada isolata, due fidanzati in crisi vengono tratti in salvo da una coppia che si offre di ospitarli all’interno della propria casa nel bosco.
Da qui in poi, con qualche strizzatina d’occhio rivolta a Dario Argento, il romano Gabriele Albanesi – al suo debutto dietro la macchina da presa – ci consente ovviamente di scoprire che i due soccorritori siano tutt’altro che le oneste persone che credevamo. E ci va giù pesante con sangue e liquidi assortiti schizzanti.
Beautiful people (2014)
Cosa offre di nuovo questo esordio registico di Amerigo Brini, incentrato su un gruppo di perversi che, non avendo nulla di meglio da fare, decidono di penetrare nella villa isolata di una coppia, costringendola addirittura a fare sesso dinanzi alla figlia imbavagliata?
Semplice, considerando che il padre di famiglia sia un ricercatore dedito a piuttosto particolari esperimenti, di nuovo abbiamo che, a seguito del lungo e teso assedio, ciò che era partito alla classica maniera di un rape & revenge si trasforma in uno zombie movie, con i morti viventi pronti a spaccare crani e sviscerare corpi.
Non perderti quindi il grande ritorno al cinema di Pascal Laugier con La casa delle bambole, dal 6 dicembre nelle sale!