Con una minacciosa presenza estranea impegnata a cercare di fare del male a chiunque soffra di paralisi del sonno, ovvero un fenomeno che porta chi ne è afflitto a vivere, da sveglio, i propri incubi, Slumber: il demone del sonno di Jonathan Hopkins – distribuito in territorio italiano da Koch Media, all’interno della collana Midnight Factory, rappresenta soltanto l’ultimo esempio di horror in fotogrammi legato alla tanto inquietante quanto spaventosa dimensione onirica, omaggiata anche da Alfred Hitchcock e Salvador Dalì in Io ti salverò.
Del resto, la stessa paralisi del sonno è stata anche al centro, nel solo biennio 2016-2017, di titoli quali Dead awake di Phillip Guzman e Be afraid di Drew Gabreski; ma andiamo a vedere cinque esempi da schermo in cui gli incubi possono uccidere.
Nightmare – Dal profondo della notte (1984)
Diretto dal geniaccio Wes Craven prendendo spunto da reali fatti di cronaca nera riguardanti dei giovani misteriosamente deceduti nel sonno, si tratta del capolavoro horror degli anni Ottanta, divenuto tale grazie all’innovativa idea di rendere la dimensione onirica uno spazio in cui muoversi e agire al fine di non essere uccisi prima del risveglio.
Uno spazio in cui agisce Freddy Krueger, assassino di bambini che, bruciato vivo dalla massa di inferociti genitori di Springwood, armato di un guanto fornito di quattro affilatissime lame poste sui polpastrelli torna a manifestarsi nei sogni dei loro figli.
Interpretato da Robert Englund, un boogeyman divenuto icona horror dell’era reaganiana e che, oltre a tornare all’opera in sei sequel (dei quali soltanto Nightmare – Nuovo incubo firmato da Craven) e nel cross over Freddy vs Jason di Ronny Yu, è stato rivisitato in uno scialbo remake del 2010 per mano di Samuel Bayer e, già ai tempi dell’uscita del capostipite, nel ridicolo rifacimento indonesiano Satan’s bed di Cut Jalil.
Dreamscape – Fuga nell’incubo (1984)
Non solo un film che, curiosamente contemporaneo (se non anticipatore) di Nightmare – Dal profondo della notte, ha ipotizzato la dimensione onirica quale spazio in cui agire e poter controllare i sogni, ma anche il precursore dell’acclamato Inception di Christopher Nolan, messo in piedi soltanto ventisei anni più tardi.
La storia raccontata, infatti, riguarda un folle dalle capacità paranormali che la Cia, intenta ad eliminare il presidente degli Stati Uniti, decide di sfruttare per farlo penetrare nei suoi incubi.
Con il piccolo maestro della suspense Joseph Ruben al timone di regia e Dennis Quaid nei panni del buono Alex Gardner, anch’egli dotato di poteri straordinari, un thriller fanta-politico le cui assonanze con le imprese kruegeriane – dagli affilatissimi artigli sfoggiati dal malvagio Tommy Ray Glatman alias David Patrick Kelly alla sua capacità di assumere poteri e forme diverse – sono probabilmente riconducibili al fatto che gli sceneggiatori includano Chuck Russell, poi autore di Nightmare 3 – I guerrieri del sogno.
Shadowzone – La linea mortale (1989)
Anche conosciuto come Zona d’ombra, sfrutta un’ambientazione fanta-claustrofobica proto-Alien per raccontare di alcuni esperimenti segreti che, effettuati all’interno di un laboratorio sotterraneo, finiscono per trasformare il sonno di cavie dormienti nel varco verso una dimensione parallela, dalla quale una mostruosa e sanguinaria creatura trova il modo di passare nel mondo degli esseri umani, sue prede.
Al timone di regia abbiamo il J.S. Cardone poi sceneggiatore, tra gli altri, di The covenant di Renny Harlin, mentre la produzione è del re dei b-movie Charles Band, che qui, sfruttando un cast comprendente anche nomi noti quali la Louise Fletcher vincitrice del premio Oscar per Qualcuno volò sul nido del cuculo e il James Hong di Grosso guaio a Chinatown, tira sì in ballo sottotesti nightmariani, ma guarda soprattutto all’idea alla base del contemporaneo Linea mortale. di Joel Schumacher.
L’originalità, quindi, latita, come pure la suspense.
The sandman (1995)
Autore altamente indipendente cui dobbiamo, tra gli altri, i trashissimi Zombie cop e Robot ninja, l’americano J.R. Bookwalter si distacca stavolta dalle eccessive dosi d’ironia per inscenare la vicenda di uno scrittore i cui vicini sembrano decedere a causa di una misteriosa malattia.
Il responsabile delle loro morti, però, è, in realtà, Sandman, una malvagia entità capace di penetrare nei sogni delle persone per mutarli in spaventosi incubi.
Ma il ritmo della narrazione non rientra tra i più incalzanti.
Somnia (2016)
Perduto un figlio, due coniugi decidono di accogliere in casa il piccolo di otto anni Cody, ovvero Jacob Tremblay, il quale, terrorizzato dall’idea di addormentarsi, “vanta” anche sogni che si materializzano nella realtà quando sprofonda nel sonno.
Una facoltà che i due genitori adottivi cercano di sfruttare per avere più volte con loro il defunto dal momento in cui se lo ritrovano davanti quando Cody è “nelle braccia di Orfeo”; senza immaginare, però, che il ragazzino sia anche tormentato da un pericoloso boogeyman partorito dall’universo onirico e denominato “L’uomo Cancro”.
Al servizio di un’operazione non priva di occasioni per spaventare lo spettatore e che, diretta dal Mike Flanagan già autore di Oculus – Il riflesso del male, sfodera la propria carta vincente nell’offrire interessanti spunti di riflessione nei confronti dell’orrore reale della malattia.