Dopo la splendida edizione home video da collezione di Non aprite quella porta, super classico dell’horror diretto da Tobe Hooper nel 1974, Midnight Factory, dal 13 dicembre, presenterà in un cofanetto a tre dischi – sia in formato Blu-Ray che DVD, con oltre cinque ore di contenuti speciali – il sequel Non aprite quella porta 2, firmato dodici anni più tardi dallo stesso regista, all’interno della propria collana Midnight Classics.
Un sequel completamente differente da quel capostipite che, prendendo ispirazione dalla figura del contadino necrofilo Ed Gein, introdusse la figura del macella-umani Leatherface e della sua famigerata famiglia di cannibali.
Ritorno al massacro nel Texas
Leatherface, precedentemente intento a sterminare un gruppo di ragazzi ritrovatosi accidentalmente nei pressi della sua abitazione in Texas, finisce per trasformarsi in questo secondo capitolo in autentico boogeyman della celluloide horror, complice il clima di serialità anni Ottanta che ha fatto nascere altre autentiche icone del genere quali il Jason Voorhees di Venerdì 13, il Michael Myers di Halloween e il Freddy Krueger di Nightmare.
Non lo troviamo più in tenuta da macellaio ma sempre armato di temibilissima motosega, in questo caso abbigliato in maniera elegante con giacca e cravatta per accentuare, probabilmente, il nuovo retrogusto di denuncia sociale presente nella pellicola.
Perché, se nel primo film era possibile avvertire la brutalità degli orrori della guerra del Vietnam, complice il fatto che le vittime altro non sembravano che giovani hippy, qui, con massicce dosi di humour aggiunte, ad essere presi di mira sono lo yuppismo e, comunque, diversi aspetti dell’era capitalista reaganiana.
Da Hooper a Hopper!
Non a caso, sono proprio due yuppies a bordo di un’automobile i primi che finiscono per incontrare la furia assassina di Faccia di pelle in questo secondo tassello, con Dennis Hopper coinvolto nei panni di un ranger che, in cerca di vendetta per la morte dei nipoti, si mette coraggiosamente sulle tracce della pericolosa combriccola responsabile. Ad affiancarlo è una deejay locale, interpretata da Caroline Williams, che ha registrato durante la sua trasmissione un massacro compiuto dalla famiglia Sawyer.
Ma, nei dodici anni che separarono i due lungometraggi, a cosa si dedicò il regista Tobe Hooper?
Tobe number two
Innanzitutto, rimanendo nell’ambito di film sporchi derivati da fatti veri, già nel 1976 mise in piedi Quel motel vicino alla palude, ispirato al serial killer Joe Ball, che negli anni Trenta pare avesse ucciso molte persone per poi darle in pasto ai suoi alligatori.
Questo, prima di cominciare ad interessarsi a tematiche extraterrestri, in quanto, se nel 1979 (anno in cui si dedicò anche alla trasposizione televisiva del vampiresco romanzo di Stephen King Le notti di Salem) figurò nel suo curriculum la regia non accreditata de Il buio, attribuito solamente a John ‘Bud’ Cardos, tra il 1985 e il 1986 si occupò di Space vampires e di Invaders.
Il primo tratto da un libro di Colin Wilson e riguardante creature umanoidi approdate a Londra per succhiare l’energia vitale ai terrestri e renderli zombi, il secondo rifacimento del classico degli anni Cinquanta Gli invasori spaziali di William Cameron Menzies; entrambi arrivarono comunque dopo Il tunnel dell’orrore – The funhouse, datato 1981, e nel 1982 Steven Spielberg gli produsse e sceneggiò Poltergeist – Demoniache presenze, incentrato su una famigliola americana perseguitata da fenomeni paranormali nella sua nuova abitazione, a quanto pare costruita su un vecchio cimitero.