Per il cinema horror non è una novità, anzi. Sappiamo che è necessario solo qualche secondo perché a balenarvi in mente siano mamma Wendy e il piccolo Danny Torrance. I due, espressione della penna illuminata di Stephen King che Stanley Kubrick ha trasformato in fotogramma, sono gli sfortunati ospiti dell’Overlock Hotel che verranno attratti in un perverso vortice di follia, dal quale cercheranno di scappare insieme.

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Che cosa succede, però, se il bambino che una donna porta in grembo è – letteralmente, non perché si prospetta una peste – figlio del demonio? Niente di buono, ed è ciò che capita alla coppia protagonista di Rosemary’s Baby.

Di nuovo una donna incinta è protagonista di un horror-splatter francese, A L’interieur. Stavolta, però, la protagonista cercherà di difendere il suo bambino, e l’indissolubilità del rapporto tra feto e madre, da un’altra donna intenta a strapparlo via dal ventre. Ancora, in The Others, Nicole Kidman è una mamma morbosa e iperprotettiva nei confronti dei suoi figli, affetti da una malattia che impedisce loro il contatto con la luce.

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UN RAPPORTO ESCLUSIVO

In qualunque modo venga declinato, al cinema come nella vita, il rapporto madre-figlio assume sempre la connotazione dell’esclusiva reciprocità, ma a modificarsi, colorandosi di sfumature inaspettate, sono le possibilità espressive di quello stesso rapporto. Per Wendy a vincere è l’intrinseco sentimento di protezione nei confronti di Danny, mentre per la mamma di Samuel, protagonista di Babadook, a insinuarsi nel profondo sono sensazioni contrastanti.

Si direbbe che una mamma non possa conoscere l’odio per un figlio, che questi sia il frutto perfetto dell’amore e dell’affetto incondizionato del genitore, eppure quel pargolo è un estraneo, e alla mamma spetta di imparare ad amarlo.

Amelia non è una mamma perfetta, e tu? Riusciresti a non scivolare nelle tenebre?