Autentico classico dell’horror degli anni Ottanta, Il ritorno dei morti viventi di Dan O’Bannon sarà disponibile a partire dall’11 Ottobre 2018 su supporto blu-ray e dvd in una limited edition da collezione distribuita da Koch Media all’interno della collana Midnight Factory.
L’ottima occasione per poter rivivere in alta definizione la divertente zombie story in cui un gruppetto di punk in vena di baldoria in un cimitero finisce per essere attaccato dai defunti, tornati in vita a causa di un misterioso gas accidentalmente disperso nell’aria da un vicino laboratorio scientifico.
Andiamo a riguardare alcuni interessanti aspetti di questo gioiellino sfornato in piena era reaganiana.
L’omaggio a George A. Romero
Nel film viene raccontato che La notte dei morti viventi, capolavoro in bianco e nero che segnò nel 1968 l’esordio dietro la macchina da presa per il maestro assoluto degli zombie movie George A. Romero, fu un fatto realmente accaduto. Non a caso, John A. Russo, sceneggiatore della pellicola, figura qui tra gli autori del soggetto, insieme a Rudy Ricci e Russell Streiner, che nel prototipo romeriano interpretarono rispettivamente un morto vivente e il Johnny che andava sulla tomba del padre affiancato dalla sorella Barbara.
Ancor più curioso, però, è il fatto che Il ritorno dei morti viventi batté al botteghino Il giorno degli zombi, terzo capitolo attraverso cui, nel 1985, Romero concluse la sua ideale trilogia nel frattempo proseguita attraverso Zombi, di sette anni prima.
Morti… da ridere
Una sconfitta, quella subìta da Romero, di sicuro dovuta all’eccessiva seriosità del suo lungometraggio, talmente interessato ad attaccare il militarismo e i vari aspetti della presidenza di Ronald Reagan da porre quasi in secondo piano la pur sanguinolenta presenza delle salme sbrana-umani per privilegiare l’interessante lato relativo alla propria inconfondibile critica politico-sociale.
Mentre, piuttosto colorato nei costumi e nelle scelte fotografiche nonostante il macabro argomento trattato, Il ritorno dei morti viventi si rivela perfettamente capace di abbracciare l’allegro clima di divertimento e spensieratezza dell’epoca, ulteriormente complice una esplosiva ed efficace colonna sonora punkeggiante comprendente nel mucchio Damned e Cramps.
Senza contare le fondamentali e allora inedite caratteristiche dei resuscitati, non più lenti, silenziosi e dinoccolati, ma veloci, indistruttibili (qui, infatti, non è sufficiente sparargli in testa per annientarli), occasionalmente dotati della parola e, per di più, in grado di snocciolare frasi destinate a strappare risate allo spettatore, regalandogli la necessaria spruzzata di humour.
Dan O’ Bannon: dagli alieni agli zombi
Stroncato nel 2009, a soli sessantatré anni, dal morbo di Crohn, Dan O’Bannon (all’anagrafe Daniel Thomas O’Bannon) debuttò dietro la macchina da presa – se escludiamo il cortometraggio Blood bath, del 1969 – proprio con Il ritorno dei morti viventi, per poi dirigere nel 1991 The resurrected, tratto da Il caso di Charles Dexter Ward di H.P. Lovecraft e mai distribuito in Italia.
Sceneggiatore non accreditato per Fobia di John Huston, ha dato il suo fondamentale contributo alla Settima arte proprio nella scrittura, curando i copioni di Dark star, esordio di John Carpenter, e, soprattutto, di Alien, il fanta-capolavoro di Ridley Scott.
E, se il 1997 è stato l’anno del suo ultimo script grazie all’horror Hemoglobin – Creature dell’inferno di Peter Svatek, non dobbiamo dimenticare che il proprio curriculum di penna include l’action movie Tuono blu di John Badham, Morti e sepolti di Gary Sherman, interpretato anche da un giovane Robert Englund, Space vampires e Invaders, diretti da Tobe Hooper, e, infine, Atto di forza di Paul Verhoeven e Screamers – Urla dallo spazio di Christian Duguay, entrambi derivati dalle pagine di Philip K. Dick.
Le tre scene cult
È decisamente difficile scegliere tre scene cult ne Il ritorno dei morti viventi, in quanto stiamo parlando di una pellicola che ne comprende non poche e, anzi, si costruisce quasi esclusivamente su quelle.
Senza alcun dubbio, però, è impossibile cancellare dalla mente la bizzarra sequenza dello strip di Linnea Quigley su una tomba, accompagnata dalle note di Tonight (we’ll make love until we die) della band SSQ. Come pure è impossibile non citare la resurrezione in massa dei morti al cimitero, tra le poche regalateci dal cinema e con memorabile immagine dello scheletro che sbarra gli occhi e spalanca la mandibola subito dopo essersi sollevato dal terreno.
Poi, dovendo proprio selezionare un terzo momento cult tra i tanti, merita di sicuro di essere menzionato quello in cui il mezzo busto putrefatto e ancora vivo di una zombi spiega per quale motivo siano ghiotti di cervelli umani.