Distribuito da Koch Media attraverso la sua etichetta Midnight Factory, dal 6 dicembre arriva nelle sale cinematografiche italiane La casa delle bambole, il nuovo film horror diretto da Pascal Laugier, autore di Martyrs e I bambini di Cold Rock.
Un’inquietante vicenda incentrata sul trauma vissuto da due sorelle e dalla loro madre, dopo essersi trasferite in una vecchia villa piena di cimeli e tetre e angoscianti bambole… Trauma che ha segnato per sempre il loro destino.
Ma le bambole, ormai è risaputo, non sono nuove all’interno del genere. Quindi, cerchiamo di effettuare un veloce ripasso.
La bambola assassina
Non possiamo non partire dal super classico del 1988: La bambola assassina di Tom Holland, nel quale il piccolo Andy alias Alex Vincent doveva vedersela con Chucky, bambolotto al cui interno, dopo essere stato ferito a morte in un negozio di giocattoli, si era incarnato il pericoloso strangolatore Charles Lee Ray, interpretato da Brad Dourif.
Perché l’intento del folle era proprio quello di impossessarsi del corpo del ragazzino, che, affidato poi a genitori adottivi, tornò a fronteggiarlo ne La bambola assassina 2, diretto nel 1990 da John Lafia, poi, cresciuto e con le fattezze di Justin Whalin, ne La bambola assassina 3, firmato l’anno successivo da Jack Bender.
Sotto la regia dell’hongkonghese Ronny Yu, invece, l’ottimo La sposa di Chucky – Il ritorno della bambola assassina, escluse nel 1998 dalla saga il personaggio di Andy per tirare in ballo Jennifer Tilly nel ruolo della ex fidanzata di Charles Lee Ray, destinata anch’ella a incarnarsi in una bambola.
E, con dosi d’ironia ancor più aumentate, la diabolica coppia ha finito per tornare in azione ne Il figlio di Chucky, realizzato nel 2005 dallo stesso Don Mancini che, creatore proprio della bambola assassina più famosa della Settima arte, ha firmato anche, tra il 2013 e il 2017, i riusciti La maledizione di Chucky e Il culto di Chucky.
Non solo Chucky
Un mini-boogeyman, Chucky, anticipato da figure quali l’apparentemente inoffensivo pupazzo dietro le cui sembianze si nasconde nientemeno che Satana in The gift – Il dono del diavolo di Kenneth Berton, del 1984, o il burattino da ventriloquo indemoniato di Joey – Una storia meravigliosa, fanta-movie di Roland Emmerich dell’anno successivo, ma che non ha potuto fare a meno di generare imitazioni e derivati.
Possiamo citare Dolly dearest – La bambola che uccide, diretto nel 1991 da Maria Lease, e il Bad Pinocchio messo in piedi cinque anni dopo da Kevin Tenney, senza dimenticare i giocattoli ammazza-persone di Silent night, deadly night 5: The toy maker di Martin Kitrosser.
In tempi recenti, poi, è stato James Wan – che sull’argomento aveva già avuto modo di dire la sua, nel 2007, tramite Dead silence – ad introdurre una nuova bambola destinata a portare morte e distruzione: Annabelle, vista nel suo The conjuring – L’evocazione e tornata in una serie spin off tutta dedicata a lei.
Una serie che ha sicuramente influenzato nel 2015 l’Andrew Jones autore di Robert, riguardante in maniera analoga una famiglia tormentata dai poteri soprannaturali di una bambola vintage, attraverso il quale chiudiamo questa carrellata comprendente anche The boy di William Brent Bell, successivo di un anno e il cui inquietante ragazzo del titolo è di porcellana e sorvegliato da una babysitter alle prese con l’incarico più assurdo della sua vita.
Tra incubi notturni e demoniache presenze
Senza andare fino agli albori della Settima arte, uno dei primi esempi cinematografici di fantoccio diabolico è, sicuramente, la marionetta che un ventriloquo crede viva e dotata di personalità malvagia in uno degli episodi che costituiscono il collettivo Incubi notturni, supervisionato nel 1945 da Alberto Cavalcanti.
E, rimanendo nell’ambito delle pellicole strutturate su più segmenti, in pochi ricorderanno l’Herbert Lom che nel 1972 creava bambole meccaniche convinto di poterle animare con la propria volontà ne La morte dietro il cancello di Roy Ward Baker o il burattinaio che, nel 1983, sfruttava le proprie marionette per attuare vendette in Brividi di paura di Al Beresford.
Mentre in molti, nel 1975, vennero terrorizzati dal piccolo e mostruoso idolo guerriero Zuni dai denti aguzzi che aggrediva in casa Karen Black nel televisivo Trilogia del terrore di Dan Curtis.
Lo stesso idolo guerriero Zuni che, tra l’altro, è tornato poi per tormentare Lysette Anthony nel Trilogia del terrore II firmato dal medesimo regista nel 1996.
Risalente al 1984, Black devil doll from hell di Chester Novell Turner è una variante Blaxploitation dell’argomento.
Non dimentichiamo, però, che, se molto poco raccomandabili pupazzi raffiguranti clown rientrano tra gli elementi portatori di paura di Poltergeist – Demoniache presenze di Tobe Hooper e La casa 3 – Ghosthouse di Umberto Lenzi, rispettivamente datati 1982 e 1988, un altrettanto poco raccomandabile bambolotto svolge il proprio dovere all’interno della vicenda di possessioni proposta in Maledetto sortilegio di Eddy Matalon, del 1977.
Tornando a marionette per ventriloqui, poi, che dire del Fats di cui diventa succube il prestigiatore fallito Anthony Hopkins in Magic – Magia, diretto nel 1978 da Richard Attenborough?
Band di pupazzi
Spostandoci nel XXI secolo, l’anima di un innocente studente di medicina afroamericano ucciso da poliziotti corrotti s’incarna vendicativamente in una action figure analoga a quella del citato
Trilogia del terrore in Ooga Booga, firmato nel 2013 da Charles Band, non a caso comprendente nel cast la stessa Karen Black che ne fu protagonista.
Del resto, produttore e regista di b-movie tra i maggiormente conosciuti e prolifici, Band ha costruito buona parte della propria carriera su produzioni a base di questa tematica, a cominciare dalla splendida favola nera Dolls – Bambole di Stuart Gordon, sfornata nel 1987 dalla sua Empire pictures e incentrata sulle creazioni di un anziano artigiano impegnate a fare piazza pulita di personaggi negativi che hanno trovato rifugio nella sua abitazione di campagna durante un furioso temporale.
Un piccolo classico dell’horror cui, con la nuova etichetta Full Moon Entertainment, ha fatto poi seguire nel 1989 Puppet master – Il burattinaio di David Schmoeller, introducendo una vera e propria squadra di particolari burattini killer creati dall’ebreo Andre Toulon, suicidatosi durante il periodo nazista.
Soltanto il capostipite di una delle più lunghe saghe del cinema dell’orrore, approdata nel 2018 al reboot Puppet master: The littlest Reich di Sonny Laguna e Tommy Wiklund e passata nel 2004 anche per il cross over Puppet master vs Demonic toys di Ted Nicolaou.
Perché una bambola per bambine sboccata e pervertita, un pagliaccio a molla dai denti affilati, un pericoloso orso di peluche e un robot che spara veri raggi laser furono già al centro, nel 1992, del non disprezzabile Demonic toys – Giocattoli infernali di Peter Manoogian, prima di venire fronteggiati l’anno successivo dal mini-poliziotto alieno Dollman in Giocattoli assassini, a firma dello stesso Band, e di tornare all’opera in Demonic toys: Personal demons di William Butler, del 2010.
E, se il citato Nicolaou si è anche occupato nel 2009 di Ragdoll – Bambola di pezza, lo stesso Band si è posto dietro la macchina da presa per Blood dolls, Graveyard dolls e Dangerous worry dolls, rispettivamente datati 1999, 2005 e 2008 e il secondo dei quali atto ad introdurre, tra l’altro, il personaggio Ooga Booga di cui sopra.
Avrai il coraggio di entrare ne La casa delle bambole, dal 6 dicembre al cinema?