L’invasione degli ultracorpi (1956)
Uno dei film che il regista David Robert Mitchell dichiara di aver visto in maniera maniacale, compreso il remake del 1978. Il cult diretto da Don Siegel, che realizza una delle primissime commistioni tra horror e fantascienza, conferisce a “It follows” quel climax progressivo di paura e terrore.
Rosemary’s Baby (1968)
Eccellente horror d’autore, anch’esso annoverato da Mitchell come pietra miliare del suo lavoro. Proprio come accade ne “L’invasione degli ultracorpi” e in “Shining”, anche il capolavoro di Polanski gioca su un terrore psicologico e intriso di paranoia: la stessa disturbante sensazione che ritroverai in “It follows”.
Halloween (1978)
Gran parte dei registi horror di ultima generazione si è abbeverata alla fonte carpenteriana con desiderio e occhio attento: non fa eccezione Mitchell, che recupera atmosfere e ambientazioni del filone slasher, trasformando il suo “It follows” in un dichiarato omaggio all’opera di Carpenter.
La Cosa (1982)
Uno dei film horror prediletti di David Robert Mitchell, fan dichiarato anche della versione realizzata da Christian Nyby nel 1951. Non è un caso, infatti, che “It follows” recuperi l’atroce tematica della “cosa senza nome”: una presenza informe e implacabile, pronta a darti la caccia senza sosta.
Nightmare (1984)
Il primo capitolo della saga di Wes Craven presenta numerosi punti in comune con “It follows”: in entrambi i film il male si abbatte su una periferia anonima e decadente, dove i genitori sono perlopiù assenti e distratti. Spetterà così a un gruppo di adolescenti il compito di combattere questa oscura presenza.
Final Destination (2000)
“Non si può ingannare la Morte”: questo il claim più famoso di un film che vanta una pletora di seguiti (5 per la precisione) e che ha segnato per sempre gli adolescenti dell’anno 2000. Proprio come “It follows”, anche qui ritroviamo un gruppo di ragazzi perseguitati da una sorta di maledizione implacabile: all’apparenza due semplici “teen horror”, ma che riusciranno a toglierti il sonno.
The Ring (2002)
Sia nella versione diretta da Gore Verbinski che in quella originale ideata da Hideo Nakata, il tema della maledizione, unito ad un’agghiacciante leggenda metropolitana, rimane il nodo principale di questa trilogia cult. Proprio come accade alla giornalista di The Ring, anche la diciannovenne Jay (Maika Monroe) si ritrova vittima di una terribile maledizione: qualcuno, o qualcosa, comincia infatti a darle la caccia senza sosta.
Niente videocassette, stavolta: solo un rapporto sessuale apparentemente innocente. Riuscirà Jay a liberarsi di questo terrificante anatema? Per scoprirlo, non ti resta che portare a casa tua uno dei film horror più terrorizzante degli ultimi anni.